Onorevoli Colleghi! - La proposta di legge che si sottopone all'approvazione del Parlamento tende a introdurre, indipendentemente dagli interventi legislativi che si renderanno necessari per la tutela organica del danno alla salute, una professionalizzazione e una moralizzazione ormai indifferibili nell'intero comparto del settore infortunistico-assicurativo.
      Si ritiene, infatti, che molti degli aspetti più negativi dell'attuale sistema, soprattutto delle modalità con cui viene di fatto gestito, siano da ricondurre a una vera e propria mancanza di professionalità a tutti i livelli.
      Ci si riferisce alla capacità di procedere nello svolgimento della propria attività avendo ben chiari e tenendo nel debito conto gli obiettivi che giustificano quella attività, mettendo nel contempo in atto tutti i possibili strumenti per coniugare correttamemente efficienza ed efficacia.
      Si attribuisce alla mancanza o alla distorsione di professionalità il comportamento di molti manager di compagnie di assicurazione i quali, per consentire alla propria impresa di realizzare il massimo utile possibile, dimenticano le ragioni che hanno motivato la nascita stessa del sistema assicurativo utilizzandolo come un potere e non come un doveroso servizio prestato all'utente.
      Si attribuisce, altresì, alla mancanza di professionalità l'atteggiamento di molti medici, consulenti di compagnie di assicurazione, che comunque sottovalutano le lesioni personali degli infortunati al supposto

 

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scopo di far realizzare alle stesse compagnie il massimo risparmio possibile.
      È indubbia mancanza di professionalità quella di cosiddetti «esperti» del settore che convincono gli infortunati ad accettare scandalose offerte risarcitorie o ad adire indiscriminatamente la magistratura trasformando la buona fede degli altri in occasioni di personale arricchimento.
      Come è indubbia la mancanza di professionalità della stragrande maggioranza dei liquidatori assicurativi, i quali tentano di barattare una rapida definizione del caso con un esoso contenimento dei risarcimenti effettivamente dovuti.
      Si ha, tuttavia, la convinzione che tali mancanze di professionalità non sempre siano legate a mala fede, bensì siano attribuibili anche alla complessità delle problematiche che caratterizzano il settore e soprattutto all'assenza di studi e di preparazione specifici: dunque alla impossibilità di poter contare su una adeguata formazione professionale.
      Non si può, quindi, pretendere o sperare in un comportamento professionale corretto e adeguato alle caratteristiche e alle esigenze del settore da parte di chi non è stato preparato a farlo, né il buon senso o la sensibilità umana e sociale possono sopperire alla mancanza di una formazione specifica.
      Si è ravvisata ed evidenziata la mancanza di una scienza capace di gestire in modo idoneo e soddisfacente la complessità di fattori e di situazioni che caratterizzano il settore e, conseguentemente, di dare una adeguata formazione professionale a tutti gli operatori del settore stesso.
      La rilevanza individuale e sociale della tematica comporta, ad avviso del proponente, la necessità di introdurre una vera e propria scienza di riferimento.
      Il danno a cose o a persone, provocato da eventi di varia natura e di origine dolosa, colposa o del tutto fortuita, deve essere esaminato e valutato con una visione globale e complessiva delle singole componenti, nel rispetto della persona umana e del suo valore quantitativo e qualitativo, del suo presente e del futuro suo e di coloro che le vivono accanto o le sono legati da vincoli parentali diretti.
      Si propone, pertanto, l'istituzione di «corsi di perfezionamento e di specializzazione in infortunologia» aperti, rispettivamente, a diplomati o a laureati in diverse discipline, che affrontino le tematiche proprie delle varie altre discipline rispetto a quelle seguite nel corso dei loro precedenti studi oltre a un congruo numero di ore di tirocinio presso qualificati studi di infortunistica individuati dall'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP), su segnalazione delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
      Il diploma di specializzazione in infortunologia deve costituire il titolo per poter esercitare tutte le professioni che hanno a che fare con l'infortunio e con il conseguente risarcimento del danno.
      Risulterebbe titolo essenziale, in particolare, per i titolari di studi di infortunistica che esercitino, da meno di dieci anni in via esclusiva e con almeno cinque dipendenti, questa attività «documementata anche fiscalmente», per i liquidatori di compagnie di assicurazione.
      Nel contempo è prevista e disciplinata l'istituzione presso l'ISVAP del «ruolo nazionale dei consulenti di infortunistica», in analogia a quanto già disposto relativamente al ruolo nazionale dei periti assicurativi, in modo da normalizzare e istituzionalizzare l'attività stragiudiziale sinora svolta da decine di migliaia di agenzie di affari denominate «studi di infortunistica», a ciò autorizzate solo da licenze amministrative rilasciate ai sensi del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e, da ultimo, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 maggio 2001, n. 311.
      Il conseguimento del diploma di specializzazione in infortunologia è considerato ad ogni effetto titolo equipollente al superamento delle prove di cui all'articolo 5 della proposta di legge.
      Si ritiene di assolvere al mandato di rappresentanza ricevuto dai cittadini isolando
 

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dilettanti attratti solo da un'attività mercantile e introducendo in un settore così delicato e importante della società degli autentici professionisti modernamente formati su una sempre più consapevole sensibilità e competenza interdisciplinare, così da poter agevolmente distinguere gli impostori dagli autentici infortunati, portatori di valori fondamentali, di dignità da salvaguardare e di diritti da rispettare e da riconoscere oltre ogni logica di profitto.
      Si ritiene che gli itinerari formativi proposti consentiranno in breve tempo e con generale soddisfazione la moralizzazione e un fondamentale impulso di razionalizzazione e professionalità in questo importante settore della nostra società.
 

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